Naima Morelli

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January, 2014 Monthly archive

accademia

Ho recentemente ritrovato nei meandri di internet un mio articolo del 2008, riguardante gli esami di ammissione in tre delle più prestigiose Accademie di Belle Arti italiane, Roma, Napoli e Firenze. Al tempo mi recai nelle tre città per ovviare alla latitanza di informazioni sul web riguardo agli esami di ammissione, quello che trovai invece fu una sorta di specchio dell’Italia. Agli esordi del 2014 non penso che la situazione sia molto cambiata.

Viaggio tra le Accademie di Belle Arti d’Italia

Le informazioni sulle Accademie di Belle Arti Italiane sono scarse, i siti ufficiali poco aggiornati, le segreterie avare di informazioni, i forum a cui si rivolgono i ragazzi telegrafici. Abbiamo dato un’occhiata alle prove d’ammissione nelle Accademie di Belle arti di Firenze, Roma e Napoli: ecco il verdetto.

“Di dove sei?”
A farmi la domanda è una ragazza dall’aspetto un po’ alternativo, lunghi capelli castano chiaro e look hippie: “Io sono di Bologna, ho fatto il test di ammissione anche là, ma dicono che sono tutti raccomandati, e comunque è meglio farlo da più parti, perché se non entri hai sempre un’altra possibilità”.

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Azerbaijan_rel_2004

This year I will be busy finalizing my Indonesian book project and organizing the material from the Melbourne reportage.
In the meantime I can’t help reading  articles about contemporary art in countries that I would like to visit.
That’s why I decided to start this column on my blog, gathering links and images for hypotetical art reportages in the future. You never know!

I want to start with Azerbaijan. Its pavillion already catch my attention during the last Venice Biennale. If you’re interesting in knowing more about contemporary art in this country, here a digest of links:

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fakeskin_poster

Robberto is a talented emerging Italian artist that I have been not only following but also collecting.
I recently wrote the text for his exhibition Fake (Skin), now on at Madhood Temporary in Los Angeles. I posted it below along with some pictures that Robberto sent me as a preview.

FAKE (SKIN)

For his first solo show in the United States, Robberto is presenting a new series of work realized during his stay in Los Angeles.
His research starts from a linguistic observation around the meaning of the word buck, that is used for call “dollars ”
The artist decided to go deeper into this duality and study the etymology of this expression, finding out that buck is the abbreviation of buckskin, a common medium of exchange in trading between the natives and the Europeans.
There are documents from 1748 saying “Every cask of Whiskey shall be sold to you [Indians] for 5 Bucks.” The transition from buckskin to dollars seems only natural.

This finding leads the artist to think about the perception of wildlife and nature in the city of Los Angeles.
He reached the conclusion that the nature in town, is just a fake perception of the real natural environment and that the trees, the water and the animals have just been pushed in 150 years, a really short time, to cohabit together with 20 millions of peoples, this created in him a feeling of displacement.

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C’era insomma un tempo dove il garage non era più quel luogo dove parcheggiavi la macchina e stipavi il televisore rotto.
C’era un tempo dove tutto era spartano e vivido. Basico. Come dire, un garage, un gallerista e la centralità dell’arte.
Grossomodo è così che l’arte moderna in Italia si è incamminata verso la contemporaneità.
Erano tempi mitici, dove le gallerie venivano allagate o nelle quali passeggiavano cavalli.
L’unico problema a quei tempi, piuttosto marginale per l’arte contemporanea, era dove parcheggiare l’automobile.

Adesso probabilmente la gente prende meno multe per divieto di sosta, ma quell’atmosfera grunge e sincera sembra essere sparita. Diversamente da altre città europee, a Roma e a Milano le alternative alle immacolate stanze dell’arte contemporanea sono veramente poche.
“L’arte contemporanea italiana è diventata sempre più istituzionalizzata. Non c’è traccia delle esperienze d’avanguardia degli anni sessanta e settanta. Sono sorpreso in particolare dagli artisti più giovani. Sono infatti proprio loro i primi a cercare di entrare in un sistema dell’arte già bello e pronto, e nemmeno si sforzano di immaginare soluzioni alternative. La stessa pratica artistica sembra essere diventata una faccenda secondaria”, afferma l’artista Alessandro Cannistrà.

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