Naima Morelli

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May, 2009 Monthly archive

Sarà anche inserita all’interno del Festival Internazione della Fotografia di Roma, ma la mostra “Il teatro dell’effimero”, comprensiva di più di trenta scatti che ripercorrono l’attività di Giuseppe Desiato dal ‘60 al ‘78, è molto di più.

Forse.
Ecco, la prima impressione è di smarrimento.

Bisogna prendere le foto esposte per fotografia vera e propria, imbattendosi così in istantanee strappate ad un mondo onirico, oppure bisogna vederle come documentazione delle perfomance messe in scena da Giuseppe Desiato?
E’ questo il bello, e forse si tratta proprio la stessa cosa di cui ci parlano le donne, gli uomini, i bambini e i manichini un po’ sfocati dentro le loro cornici: la fluidità delle cose.

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1971, Milano. 1970 Tokio.

Un anno di differenza per due artisti, la prima italiana, il secondo, nonostante il luogo di nascita, tedeschissimo. Linguaggi diversi, ma poi nemmeno tanto, in quanto entrambi influenzati fortemente dall’estetica pop e accomunati da una regola portante per tutto il loro lavoro: la provocazione.

E’ nell’ambito della rassegna “Soltanto un quadro al massimo”, ideata da Ludovico Pratesi e dal direttore dell’Accademia Tedesca di Villa Massimo dr. Joachim Bluher che il confronto tra i due artisti di fa esplicito. Il ciclo espositivo, giunto oramai alla decima edizione, fa dialogare, ma anche amichevolmente scontrare, due opere appartenenti rispettivamente ad un’artista italiano e ad uno tedesco. 

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