Naima Morelli

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Che cos’è il Popolo?
Ci sono solo due modi possibili per rispondere a questa domanda, o chiamare in causa studi antropologici del tipo Fabio Dei, Cirese, De Martino, oppure argomentare con l’arte.
L’una comprensione è intellettuale (vi parleranno di società dei consumi, snaturalizzazione bisogni, egemonizzazione e compagnia), l’altra parla direttamente ad un sentire.
Il lavoro di Angelo Formica, che ho avuto modo di beccare alla fiera Rome Contemporary, va esattamente in quella direzione.

Con un’operazione surrealisticamente a supportare un significato, anzi un’identità, quella popolare più precisamente, Formica gioca con i simboli della tradizione.
Il suo background siciliano (è originario di Milazzo) l’ha immerso fin da bambino in un humus culturale che è riuscito a rielaborare solo una volta trasferitosi a Milano, recuperando quel necessario distacco.
Un po’ come Jorge Amado, grandissimo scrittore del Popolo, il quale riusciva a narrare del suo natio Brasile solo quando si trovava a Parigi.

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Quando si dice Marco Tirelli, mani in alto!
Un artista di tutto rispetto, a Roma specialmente; non per niente il Macro, quello di Testaccio, ha deciso di dedicargli i suoi due prestigiosi padiglioni, uno in cui erano sistemate le sue ultime tele, tutte di grandi dimensioni, l’altro dove era comunque sistemate le sue tele ma, attenzione, in un’istallazione ambientale.

Comunque, nonostante i tempi piuttosto dilatati dell’autobus numero 3, quello che porta a Testaccio, alle ore 9 in punto ero lì per l’inaugurazione.
C’è da dire che, con tutto il rispetto che nutro per l’artista Tirelli, in realtà la sua poetica è molto distante dalla mia sensibilità, dunque ho pensato di portarmi appresso qualcuno scevro di pregiudizi che mi aiutasse a capire con occhio obiettivo ciò che ha mosso e continua a muovere Marco nelle sue intenzioni creative.
La mia scelta è quindi caduta su di un amico australiano alloggiato in una palazzina fascista proprio di strada per l’autobus 3.
Si tratta di un grafico interessato all’arte ma sostanzialmente ignorante sull’argomento “Marco Tirelli” e che di San Lorenzo invece conosce giusto il cinema nella piazzetta. Mai sentito parlare della cosiddetta “Scuola di San Lorenzo” di cui Tirelli fece parte negli anni ‘70.
Grande fan di Rothko e di Mondrian però, mi informa durante il tragitto. Ahan. Beh, non è esattamente la stessa cosa ma… vedrai amico mio, vedrai.

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Within few months I’ve appreciated two artworks that look similar but that are very different in the concept.
The first one is at MACRO Testaccio, Rome, Italy and it’s called Big Bambù, by the American artists Mike e Doug Starn.
The second is site-specific installation covering the pavillion of ART/JOG12, Yogyakarta, Indonesia and it’s by the Indonesian artist Joko Dwi Avianto.

Enjoy the photogallery:

bigbamboo

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In the chaos of an art fair is usually quite difficult to find some art work that attracts you straightaway. So was at the Roma Road to Contemporary Art Fair at MACRO Testaccio.
Actually, there was an exception.

Coming from Sorrento, a picturesque town near Naples, I was quite influenced by all the traditions, all the sort of stuff coming from people. The “Popolo”.
I never stop questioning about it. What is the Popolo? Does the Popolo really exist nowadays? What are the features of the Popolo?
From Jorge Amado to Pasolini, I enjoy the subject, that eventually became the topic of my thesis at the Academy of Fine Arts.

There’s one thing that a particularly like about the Popolo. It is how they mix the religion and the sacred with everyday life and how they show it through the objects.
Angelo Formica, the exception in the art fair I was talking about, takes this concept to the extreme with his artworks.

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