Naima Morelli

Eduardo De Martino, il pittore battezzato con l’acqua salata

 

Per due giorni all’anno Eduardo De Martino, riprende i pennelli, li intinge nell’olio di lino, misto a due gocce di essiccante per essere sicuro di rispettare i tempi, e comincia a dipingere.

E’ ormai anziano, centenario, il suo animo è pacificato, basta incrociatori, corazzate, corvette e fregate, stavolta il suo è un quadro “in fieri”, dove con una campitura cerulea crea il cielo, e tuffandosi nel turchese lo distacca dal mare. Poi pennellate leggere di bianco titanio, tic tic, come in un minuetto, e si materializzano delle piccole vele, nel picchiettare una virgola rossa, è Fara, e questo è il Trofeo De Martino, un dipinto che dura circa 4 ore, nasce e scompare in due giorni, ma rimane molto più a lungo nella memoria emotiva dei suoi partecipanti e di coloro che, affacciati dalla costa alta e rocciosa, ne osservano la leggera poesia.

Le imbarcazioni dipinte da De Martino, si trovano nei musei e nelle collezioni di tutto il mondo, coerentemente alla vita di un uomo che ha percorso come decoratissimo ufficiale di marina e come ispiratissimo pittore le rotte che da Meta di Sorrento conducono all’Inghilterra e al Sudamerica.

In questi dipinti può accadere di tutto, nubifragi, concitati sbarchi, navigazioni gloriose, scontri tra l’armata brasiliana e quella argentina, l’unica caratteristica intoccabile che sussiste in ogni sua opera, caratteristica di ordine cosmologico, talmente scontata da risultare sorprendente, è la divisione tra cielo e mare.

Dovete in questo momento immaginare il pittore in una situazione metaforica, tracciare la linea d’orizzonte come a dividere le cose, creare un dualismo, lo stesso con il quale si è dovuto confrontare nel corso di tutta la sua vita, fin da ragazzino, quando, incerto tra le sue due più grandi passioni si è cominciato a domandare “Uomo di mare o pittore?”, e noi adesso davanti alle sue tele “Semplice pittore di Marine, o vero e proprio artista?”.

Per quanto riguarda il primo interrogativo, la biografia di Eduardo parla della migliore decisione che un uomo può prendere in caso di incertezza; scegliere entrambe le strade, cercando una conciliazione tra le due. Ce lo vedete, insomma, un uomo così eloquentemente baffuto, dal volto così tenacemente modellato dalle brezze, quasi battezzato con acqua salata (e vi sfido a dire che non è anch’essa in qualche modo santa), lo vedreste insomma a dipingere ritratti in uno studio caldo d’estate e freddo d’inverno, e un paio di bagni giusto ad agosto per gradire?

Pittore di marine, ecco la soluzione, il che ci conduce al secondo quesito; liquidarlo sbrigativamente con un pittore “di mestiere”, o attribuirgli l’attestato da “artista”.

Ebbene, di attestati ufficiali nel suo studio Eduardo ne aveva fin troppi, pressappoco tutti recanti un qualche sigillo reale (anche se si dice che l’unico che tenesse affisso fosse quello conferitogli dall’Accademia di Belle Arti), ma sappiamo bene che il quoziente artistico di un’opera non è né un’investitura reale, né un argomento da bar Ruccio giù al Porto di Sorrento.

Eppure, dovendo proprio scegliere tra le due cose (vale a dire dividere il cielo dal mare, tenendo però ben presente che la verità è sempre in bilico sul filo dell’orizzonte), è al Bar Ruccio che dobbiamo dare maggior credito, ovvero il trasporto, l’afflato che gonfia a mò di vela l’animo di chi osserva questi dipinti. Sto parlando di come queste atmosfere alle volte drammatiche, alle volte sublimi, possono far salire a bordo della Fregata Principe Umberto in una splendida notte nei paraggi di Capo Horn, anche il meno marinaresco degli spettatori, figuriamoci chi il mare lo ama e lo vive.

Restituendoci con precisione tecnica i dettagli delle imbarcazioni descritte e con ispirazione poetica l’atmosfera dei luoghi da lui visitati (pare quasi di sentire il garrito dei gabbiani descritti a rapide pennellate, e si sa che i gabbiani sono sempre indice di qualcosa di sublime) direi che non c’è dubbio, Eduardo De Martino continua a toccare tutte le corde, scotte, drizze del nostro cuore.

 

Testo sul pittore Eduardo De Martino presentato da Naima Morelli nell’edizione 2011 del Trofeo per Vele d’Epoca “Eduardo De Martino”

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